L’Unesco ha annunciato la nomina dei portici di Bologna come patrimonio dell’Umanità, candidatura alla quale il Comune e la città hanno lavorato per anni. Il titolo è per 62 km di portici, 42 dei quali nell’area del centro storico, che rappresentano un qualcosa di unico non solo da punto di vista architettonico, ma anche da quello sociale.

Il fascino dei portici di Bologna sta nell’essere al tempo stesso spazi pubblici e privati: nati nel medioevo come un modo per ampliare le abitazioni ai piani alti, l’immenso spazio privato viene messo da subito a disposizione del pubblico. Ancora oggi ci si incammina per i portici passeggiando con amici, con la famiglia o da solo godendosi la tranquillità della città. “è la città che si fa casa e la casa che si fa città” per usare le parole dell’arcivescovo Matteo Zuppi alla notizia del riconoscimento dell’Unesco, che fin dal suo arrivo in città ha sempre sottolineato la portata simbolica ed evocativa dei portici.

Nel dossier Unesco le punte di diamante sono state, oltre a San Luca, il vastissimo portico dei Servi – dove si svolge il tradizionale mercatino di Natale – e i portici più moderni come quello nel quartiere periferico della Barca, che nell’architettura cercano di replicare quelli tradizionali proprio ad indicare l’importanza che questo elemento ha per l’intera città. I portici bolognesi sono stati fondamentali nel ritorno alla vita dopo il lockdown costretto dalla pandemia, grazie alla possibilità in più di svolgere all’aperto attività che abitualmente si fanno al chiuso.

“Grazie all’impegno e lavoro degli uffici del MiC, della diplomazia, dell’assessore Orioli con gli uffici del comune, Bologna e i suoi portici trovano il posto che spetta loro. Sono doppiamente entusiasta, sia per il riconoscimento ottenuto dopo l’impegnativo lavoro che seguo ormai da anni, sia perché Bologna è la mia città” ha dichiarato la sottosegretaria alla Cultura Lucia Borgonzoni nel corso della 44a sessione del Comitato del patrimonio mondiale svoltasi online da Fuzhou (Cina).