Intervista di Mara Di Fuccia.

Alfonso Campisi è un professore di Filologia Italiana e Romanza e Lingua e Dottrina Siciliana presso l’Università La Manouba, in Tunisia. Studioso specialista dell’immigrazione siciliana in Tunisia tra Ottocento e Novecento, il Professor Campisi è presidente (e fondatore) della Cattedra Universitaria Siciliana per il Dialogo delle Culture e Civiltà e presidente dell’AISLLI Associazione Internazionale per gli Studi di Lingua e Letteratura Italiani, per il continente africano, unica associazione di accademici ad aver fatto parte dell’UNESCO sin dalla sua creazione nel 1957. Autore di otto libri, Campisi ha pubblicato oltre un centinaio di articoli e riviste scientifiche di fama mondiale in Italia, Francia, Stati Uniti e Canada.

Professor Campisi, lei vive in Tunisia oramai da 25 anni e nel 2017, in una lettera all’ex Presidente della Repubblica tunisina Beji Caid Essebsi, ha chiesto che le venisse riconosciuta la cittadinanza tunisina. Cosa l’ha spinto a scegliere questo Paese come seconda patria?

La Tunisia è sempre stato un Paese d’accoglienza, nel passato ha ospitato centinaia di migliaia d’italiani, che lasciavano, disperati, il proprio Paese. Molti erano siciliani, ma non solo. Sono arrivato in Tunisia nel 1997 con un breve contratto “d’expatrié” francese, poiché a 22 anni, subito dopo la laurea, ho proseguito gli studi in Francia con un dottorato. In questo Paese – al quale sarò sempre riconoscente – ho insegnato per 10 anni tra scuola e università. Quando mi venne offerta la possibilità di andare a Tunisi per due anni, decisi poi di restarci – e spero di rimanerci per sempre.

Tunisia
Sidi Bou Said, La città blu della Tunisia

La Tunisia, grande Paese di cultura millenaria, mi ha accolto a braccia aperte, mi ha adottato e io, a sua volta, ho adottato Lei. Purtroppo questo tipo di relazione non è sempre scontato, a volte l’emigrato resta nel Paese pur non amandolo. Così, dopo circa 25 anni di permanenza nel Paese di Didone, ho deciso di chiedere la doppia nazionalità. Non bisogna credere che sia facile diventare cittadino tunisino. La nazionalità tunisina è tra le più difficili al mondo da ottenere. L’anno scorso l’attuale Presidente della Repubblica tunisina Kaïs Saied me la concesse per merito, dopo tre anni dalla mia richiesta all’ex Presidente della Repubblica Beji Caïd Essebsi, scomparso poco tempo fa. Per me, questa seconda nazionalità fa parte della mia identità.

Nel 2016 ha deciso di fondare la “Cattedra Sicilia per il dialogo di culture e civiltà” presso l’università La Manouba, intitolata a Vincenzo Consolo. Perché ha sentito la necessità di farlo proprio in Tunisia?

FB IMG 1607495273083

La Tunisia, come dicevo prima, è un Paese che ha accolto oltre centotrentamila italiani, di cui il 95 per cento erano siciliani. In Tunisia l’immagine dell’Italia è presente un pò ovunque e particolarmente della Sicilia, dalla lingua, alla cucina, alla cultura, ai modi di fare e anche di vedere la vita. Essendo un mediterraneo convinto della necessità di un dialogo interculturale sempre più profondo tra le due rive del Mediterraneo, la Cattedra Sicilia per il dialogo di Culture e Civiltà, mi è sembrata una decisione giusta e doverosa. Tra l’altro questa cattedra universitaria oltre a promuovere il dialogo interculturale, prevede l’insegnamento della Lingua e cultura siciliana ed è la prima cattedra al mondo ad insegnare il siciliano come lingua e non come un dialetto. Il siciliano è una lingua a tutti gli effetti e, attraverso lo studio del siciliano, si sta riuscendo a far conoscere meglio i due Paesi, Italia e Tunisia, che se pur vicini si conoscono poco e male.

Il rapporto tra Sicilia e Nord Africa ha radici antiche e lo si può riscontrare non solo nella magnifica architettura araba normanna della sua isola, ma anche nella tradizione culinaria fatta di agrumi, frutta secca e datteri e negli echi arabi del dialetto siciliano. La sua Cattedra, nello specifico, quali tematiche affronta? Quali sono le materie trattate?

manuale siciliano alfonso campisi
Manuale di lingua siciliana, a cura del Professor Alfonso Campisi

La Cattedra universitaria prevede l’insegnamento della lingua e cultura siciliana nel corso del master 1 e 2, che in Italia equivale alla laurea specialistica. Si inizia con un corso di lingua e poi si dà spazio alla civiltà millenaria della Tunisia e della Sicilia e a tutto ciò che accomuna queste due regioni del mondo e questi due popoli, che per millenni hanno condiviso la stessa storia. Gli studenti si rendono presto conto che siamo molto simili. Un corso del genere, di dialogo interculturale, dovrebbe essere insegnato nelle scuole italiane. Forse riusciremo ad avere generazioni più coscienti e meno ignoranti.

Al momento circa 60 studenti frequentano il suo corso e il 95% di quelli che giungono al Master decidono di sceglierlo. A cosa crede sia dovuto il successo di questa Cattedra?

FB IMG 1582837712394
Ingresso dell’Università de La Manouba, Tunisia

Il successo dell’insegnamento del siciliano alla facoltà di lettere dell’università de La Manouba – la più grande tra le università umanistiche del Paese – credo sia dovuto alla curiosità di conoscere una regione italiana estremamente vicina (57 Km separano Pantelleria dal Capo Bon e 130Km da Mazara del Vallo) e di sfatare anche dei miti legati alla mafia, alla miseria e alla povertà.  Si ricordi che se certi Italiani nutrono determinati clichés nei confronti della Tunisia, anche certi Tunisini possono nutrire delle idee ormai del tutto oltrepassate. I masterini seguono il mio corso con molta assiduità e tanta attenzione e questo non può che rendermi felice e onorato. Forse un giorno questi sforzi serviranno a qualcosa.

Lei è presidente dell’AISLLI –  Associazione Internazionale per gli Studi di Lingua e Letteratura Italiani – per il continente africano e l’anno scorso le è stato consegnato dall’Ambasciatore d’Italia in Tunisia, Lorenzo Fanara, l’onorificenza di Cavaliere dal Presidente della Repubblica Italiana per ricompensare le benemerenze acquisite verso la Nazione nel campo delle lettere e delle arti. Ha mai pensato di ritornare in Sicilia ribaltando la prospettiva occupandosi, invece, dell’influenza araba nella cultura italiana e, nello specifico, siciliana?

IMG 20210204 091447
Una scultura presente all’interno dell’Università de La Manouba, Tunisia

Nel 2015, partecipai ad un convegno internazionale dell’AISLLI presso l’università di Philadelphia, dove tra l’altro si insegna anche la lingua siciliana, se pur non in maniera ufficiale come presso la mia facoltà. Quell’anno, venni nominato primo presidente dell’Associazione per il continente africano e la sede scelta fu proprio quella di Tunisi. Il mio ufficio copre quindi tutta l’Africa e tutti i dipartimenti universitari d’italianistica del continente africano. Pensare di rientrare in Italia o in Sicilia? No, non ci penso proprio. Sono ormai perfettamente integrato in Tunisia, è anche il mio Paese e non potrei di certo lasciare un Paese dove vivo benissimo. Se ho rimpianti di aver lasciato l’Italia? Nessun rimpianto, mi creda. L’onorificenza di Cavaliere della Repubblica italiana conferitami dal Presidente della Repubblica Mattarella, è stata fortemente voluta dal nostro Ambasciatore d’Italia in Tunisia, S.E. Lorenzo Fanara, grande uomo di cultura, che, da buon siciliano, sta rafforzando e valorizzando i legami culturali esistenti fra i due Paesi. Gli ambasciatori, raramente si interessano alla cultura, ma è proprio grazie alla conoscenza e alla valorizzazione della cultura che a volte si concludono gli affari migliori…

Il dialogo interculturale tra le due sponde del Mediterraneo è come un leit-motiv che spesso si ritrova in tutte le sue opere. Lei definisce la differenza come la vera ricchezza delle società moderne, senza la quale si rischierebbe di livellarsi sempre più in basso. Da questo punto di vista, cosa crede si possa fare per rafforzare i rapporti tra Italia e Tunisia?

FB IMG 1602682726474
“Terres Promises”, ultimo libro scritto dal Professor Alfonso Campisi

L’uomo è nato per vivere con gli altri e insieme agli altri, se pur esseri diversi. Non si può pensare, nel XXI secolo, di vivere in maniera asettica, escludendo le differenze culturali, sessuali, linguistiche, religiose o altro. Il dialogo interculturale è il mio cavallo di battaglia da oltre 25 anni. Ho sofferto il razzismo negli USA e in Francia, ma mai in Tunisia e questo mi ha fatto riflettere molto. Mi son sempre chiesto: perché la Tunisia non mi ha mai rifiutato? Perché il modello d’integrazione in Tunisia funziona meglio del modello italiano o francese? Forse pochi in Italia o in Europa sanno che la Tunisia non è soltanto un Paese di emigrazione, anzi Le dirò’, la Tunisia da circa dieci anni sta mutando da Paese di emigrazione a uno di immigrazione. Basta fare una passeggiata tra le strade di Tunisi e di altre grandi città per accorgersi della presenza di lavoratori sub-sahariani – per la maggior parte francofoni – presenti ormai ovunque. Un piccolo Paese con meno possibilità economiche rispetto all’UE, che sta accogliendo tanti esseri umani in cerca di una vita migliore, ma nessuno grida allo scandalo come si fa in Italia e nel resto dell’Europa. Nel mio ultimo libro “Terres Promises” –  vincitore del prestigioso Premio Flaiano 2021 – il tema dell’emigrazione siciliana in Tunisia, dell’accoglienza, dell’integrazione e dell’identità sono affrontati in pieno. La differenza rappresenta ricchezza e cultura, occorre ovviamente essere in possesso degli strumenti d’integrazione che devono essere forniti da ogni singolo Stato. Mai avere paura del “diverso”, perché per l’altro, “i diversi” siamo noi!

Sono sempre più i giovani italiani che scelgono Tunisi – che ospita una numerosa comunità studentesca internazionale – per studiare la lingua araba e che decidono poi di ritornarci per completare o continuare la propria formazione. Da grande conoscitore di questo Paese, cosa consiglia ai giovani prima trasferirsi in Tunisia? Quali sono i vantaggi e gli svantaggi da tenere in considerazione?

images 4
Gruppo di giovani studenti fuori l’Istituto Bourghiba, il più gettonato per lo studio della lingua araba

Dopo il triste e vergognoso massacro della Siria, voluto dall’Occidente, la città di Damasco non ha più accolto gli studenti arabisti che affluivano da tutti i Paesi del mondo per studiare l’arabo, tra cui molti arabisti italiani di fama internazionale. La Siria, prima della guerra, era la Svizzera laica del medio-oriente! Ora, in seguito alla guerra, Tunisi ha preso il posto di Damasco, incrementando sempre più la sua vocazione, cioè quella di ospitare tanti studenti stranieri che si recano nelle nostre università per studiare l’arabo e/o il francese. Anche nella mia facoltà, prima dell’arrivo del Covid-19, la presenza di studenti italiani era molto alta. Gli studenti stranieri adorano la Tunisia, la trovano incantevole perché si tratta di una conoscenza approfondita della cultura, della popolazione e del paese tutto. Per i giovani, e in particolare gli studenti, i vantaggi sono tanti, come scoprire un Paese così vicino e a volte così diverso dall’Italia, economicamente conveniente non tanto per il costo della vita, che in certe zone è anche alto, ma per il cambio euro/ dinaro che è di gran lunga vantaggioso, oltre alla facilità di adattamento al clima, all’alimentazione, e soprattutto al piacere di essere subito integrati e ben accolti dai loro coetanei. Guardi, in tutti questi anni d’insegnamento, non ho mai visto uno studente italiano lasciare la Tunisia senza rimpianti e molti hanno fatto di tutto per farvi ritorno grazie ai programmi Erasmus – di cui la Tunisia fa parte. Posso dire che sconsiglio la Tunisia a tutti coloro che non sono curiosi e non amanti delle differenze. Quanto agli svantaggi, non saprei proprio cosa dirLe!