Di Nourhane Es Sari

Dopo qualche anno di stop e di incertezze, a Milano si è tenuto, nella seconda settimana di settembre, il tanto atteso Supersalone, l’evento speciale 2021 del Salone del Mobile. In un clima di totale sicurezza, la città ha accolto più di 420 marchi e 60 mila visitatori. Il numero di buyer internazionali e la corsa ai biglietti sono stati, così ha sottolineato il presidente Mattarella, un chiaro segnale di “rilancio della città e di un intero paese”.
Tra i 1900 progetti presenti al Supersalone, l’esposizione The Lost Graduation Show è stata quella che si è preposta di dar spazio a tutti quei giovani designer che si sono diplomati tra il 2020-2021, e cioè nel bel mezzo della pandemia. Abbiamo intervistato a questo proposito Anniina Koivu, nota scrittrice di design e curatrice della mostra stessa.
Potrebbe spiegarci in breve perché è nato il progetto The Lost Graduation Show?
The Lost Graduation Show è nato per necessità. Per quasi due anni c’è stato un distacco nei confronti del design dei giovani. L’idea di fare un grande show dedicato ai diplomati del settore nel mondo è stata abbastanza ovvia. Forse è facile da dire in retrospettiva, ma è stata comunque l’idea [più] immediata”.
Milano è considerata da molti come il centro del design: cosa significa per un designer essere qui?

È stato entusiasmante passeggiare per i corridoi della fiera e vedere nuove idee di design tutte concentrate in un unico spazio, specialmente dopo due anni di stop. In particolare, siamo stati entusiasti di poter esibire i lavori di giovani designer nel cuore della fiera, accanto ad aziende e designer di fama. È stata un’occasione unica.
Che opportunità offre Milano ai giovani designer?
Milano è una vetrina, ma soprattutto un luogo di incontro. Gli incontri formali e informali sono stati l’essenza di questa settimana in città e potranno sicuramente impregnare i progetti futuri. La fiera è stata quindi travolgente e stimolante allo stesso tempo.
Secondo la sua opinione, la pandemia in che modo ha cambiato il mondo del design?
Se consideriamo il progetto The Lost Graduation Show, vediamo come gli ultimi due anni hanno influenzato sia gli interessi dei designer che il loro atteggiamento. Da un lato ci sono stati numerosi progetti riguardanti il settore sanitario, il benessere e il corpo umano. Altri progetti hanno riguardato invece le possibili alternative ai processi di produzione e distribuzione. Non avendo accesso ai sistemi di produzione, molti progetti sono stati fatti ricorrendo al fai da te o comunque a sistemi produttivi propri.

Nell’insieme è stato affascinante osservare l’atteggiamento proattivo e propositivo tra i giovani designer. Hanno preso in mano la situazione, senza aspettare un invito. Spero che questa sia la prova di ciò che sentiamo spesso dire, ossia che la rottura può essere un fattore positivo per il cambiamento.
Quali sono secondo lei le prospettive future del design?
Se seguiremo l’atteggiamento adottato dai giovani designer, allora avremo modo di vedere presto delle alternative allo status quo, come ad esempio materiali nuovi, nuovi processi produttivi, nuove idee circa la distribuzione e proposte fresche, che vanno aldilà della buona forma e della funzione.