Il Salone del Mobile torna nel suo formato originale e festeggia la 60a edizione: un esempio di come il comparto fieristico sia fondamentale per l’economia italiana


L'inaugurazione. Courtesy Salone del Mobile.Milano, foto di Francesco Rucci
L’inaugurazione. Courtesy Salone del Mobile.Milano, foto di Francesco Rucci

Martedì 7 giugno, presso il complesso fieristico di Rho, ha preso il via la 60a edizione del Salone del Mobile.  

Dopo un anno di stop e l’edizione straordinaria dello scorso autunno, il Salone del Mobile torna nel suo formato tradizionale. Un evento molto atteso dagli operatori del settore e dagli appassionati, come dimostra la folla di visitatori fin dalla prima giornata. Tantissime anche le presenze straniere, in un contesto in cui i viaggi internazionali stanno tornando ad essere accessibili. 

“Si tratta di una sessantesima edizione – spiegano gli organizzatori del Salone del Mobile – che costruisce bellezza per una società alla ricerca di punti fermi e di (ri)partenza. Consapevole di dover essere un momento, un luogo e uno strumento per ragionare insieme sulle capacità generative del progetto e sul ruolo dell’intero sistema arredo, il Salone torna nella sua forma più completa, riaffermando il valore dell’incontro, del confronto, del dialogo.

La folla all'ingresso. Courtesy Salone del Mobile.Milano, foto di Luca Fiammenghi.
La folla all’ingresso. Courtesy Salone del Mobile.Milano, foto di Luca Fiammenghi.

È così che si (ri)attesta quale evento globale, perno di un sistema virtuoso che ha radici a Milano e in Italia ma si proietta in tutto il mondo, generando qualità, relazioni, opportunità di business e percorsi creativi che si riflettono positivamente sulla vita (e sull’abitare) di tutti noi.” 

Il Presidente Mattarella, nel suo messaggio inviato all’inaugurazione dell’evento, ha detto: “sono lieto di inviare il mio saluto ai partecipanti alla Sessantesima edizione del Salone del Mobile. Milano che, dopo le sofferte restrizioni dovute alla pandemia, segna il ritorno a un appuntamento di rilievo assoluto in un settore significativo dell’economia nazionale ed elemento di punta del Made in Italy. È una affermazione di coraggio e tenacia che va apprezzata“. 

L’importanza di un evento come il Salone del Mobile, capace di attirare designer, operatori e appassionati da tutto il mondo, è ancora più evidente se inserita nel più ampio contesto del ruolo del sistema fieristico come volano dell’economia. 

Le autorità. Courtesy Salone del Mobile.Milano, foto di Francesco Rucci
Le autorità. Courtesy Salone del Mobile.Milano, foto di Francesco Rucci

Secondo una ricerca realizzata dallo studio Prometeia per Associazione Esposizioni e Fiere Italiane (AEFI) sul comparto fieristico nazionale, il settore è tra i principali filoni di business del Paese, ed ha mostrato grande capacità di adattamento e innovazione di fronte alle difficolta degli ultimi due anni. Questo anche grazie agli investimenti che il governo ha deciso di fare, ad esempio con il Patto per l’Export e i fondi per la digitalizzazione delle fiere internazionali. 

Come spiega il portale Exportiamo, il settore fieristico “con i soli eventi nazionali e internazionali genera un indotto – tra servizi, trasporti e ospitalità e salari – di circa 22,5 miliardi di Euro l’anno e un valore aggiunto stimato in 10,6 miliardi di Euro, pari allo 0,7% del PIL. Senza considerare il giro d’affari che le imprese espositrici sviluppano durante le fiere.” 

Le aziende che prendono parte alle fiere sono in grado di performare 7 volte meglio rispetto al complesso dell’economia italiana (+2% vs +0,3% la crescita media annua del fatturato dal 2012 al 2019). Guardando ai singoli comparti, le aziende dell’agroalimentare che partecipano alle manifestazioni sono quelle che hanno realizzato i risultati migliori in termini di extra-crescita dell’attività (+20,5%). Ma anche nei settori produttori di beni intermedi (come la meccanica) si registrano benefici superiori alla media (+14,4%). 

Maurizio Danese, presidente di AEFI
Maurizio Danese, presidente di AEFI

I numeri che emergono dallo studio Prometeia – ha detto il presidente di AEFI, Maurizio Danese – confermano in modo lampante come la 4^ industria fieristica al mondo sia prima di tutto un incubatore naturale di business per i distretti industriali italiani e poi una leva di indotto ad alto valore aggiunto in favore dei territori. Ora, per il post emergenza, il sistema punta sul rinnovamento: una fase cruciale per superare la frammentarietà attraverso alleanze strategiche fondate sui prodotti, salvaguardando i territori e il valore aggiunto prodotto sugli stessi.

La strada verso nuove alleanze – ha concluso Danese – è tracciata, un percorso che vogliamo fare anche attraverso la costituzione di un tavolo con il Governo per l’attuazione di un piano fieristico nazionale condiviso”. 

Di Leonardo Brembilla