Siamo di fronte ad una nuova stagione piena di incognite e sfide difficili. La ripartenza non sarà una sfida facile. Editoriale di Khalid Chaouki.
Di Khalid Chaouki, direttore di INDiplomacy.it

Terminata la pausa estiva, riparte INDiplomacy.it.
Certamente siamo di fronte ad una nuova stagione piena di incognite e sfide difficili. Tanti interrogativi che rendono sempre più interconnessa la realtà italiana con le dinamiche geopolitiche ed economiche internazionali e complicano la ripartenza.
In primis la guerra continua in Ucraina e le sue pesanti ripercussioni sul globo intero e ovviamente sul nostro Paese a partire dall’emergenza energetica e dai costi esorbitanti per il sistema delle imprese e per le famiglie. Una condizione di difficoltà e incertezza che si incrocia con la caduta del Governo Draghi e l’imminente appuntamento elettorale previsto per il 25 settembre.
Insomma, troppe variabili indefinite in un mondo che rincorre Paese per Paese la propria salvezza energetica e l’individuazione di interventi urgenti per far fronte al continuo aumento dei prezzi divenuti insostenibili per le classi basse e medie e per il sistema economico in generale.

In questo quadro di crisi di cui si fatica a prevedere una fine chiara, la parola chiave non può che essere unità. Unità delle forze politiche e unità delle maggiori rappresentanze sociali, culturali ed economiche del Paese per riaffermare un piano nazionale di resilienza e resistenza di fronte ad un’onda che rischia di travolgere tutti.
Le nostre imprese in particolare, campioni di export nel mondo, oggi fanno fatica a tenere il passo dei loro concorrenti europei e asiatici. Certamente pagano una nuova contingenza che sembrava incredibile fino a qualche mese fa, ma il sistema imprenditoriale italiano nel suo complesso paga oggi anche per la debolezza strutturale della sua presenza internazionale.
In questo nuovo quadro di sommovimenti economici e geopolitici, gli sforzi singoli di realtà virtuose faranno sempre più fatica a mantenere spazi di attività internazionale in mancanza di alleanze forti con i Paesi dove esportiamo il know-how e i prodotti italiani.

Occorre infatti provare a rivedere la strategia di internazionalizzazione del sistema di imprese italiano agendo in forme più collettive dove imprese, enti locali, agenzie di cooperazione, università e rete diplomatica si muovano insieme stringendo patti per lo sviluppo nei Paesi e territori target interessati all’Italia e alle sue eccellenze.
Solo in questa nuova prospettiva sarà possibile costruire rapporti di fiducia e interessi condivisi con i Paesi in cui vorremmo continuare a marcare una presenza significativa. Questo è il nostro auspicio per una ripartenza piena di incognite e difficoltà da non sottovalutare.