Il prossimo 23 ottobre verrà lanciato in videoconferenza il progetto finanziato dall’Unione europea TRANSDAIRY nell’ambito del programma ENI CBC. L’obiettivo del nuovo progetto è quello di migliorare le catene del valore del latte in tutto il Mediterraneo attraverso la creazione di living lab transfrontalieri e di start-up specializzate.

Il progetto Transdairy che durerà 30 mesi, con un budget totale di 3,8 milioni di euro, di cui il 90% a carico dell’Unione Europea, creerà Living Labs per la filiera del latte, nelle aree delle biotecnologie e delle Tic. I Living Labs, destinati principalmente a giovani e donne, sosterranno la creazione di nuove aziende e attività economiche attraverso l’adozione di tecnologie emergenti applicate alla filiera del latte dal livello dell’azienda fino alla consegna ai consumatori.

transdairy

Il progetto fornirà supporto finanziario per la creazione di start-up, registrazione di brevetti, pubblicazioni, corsi di formazione e workshop in un totale di 8 living lab distribuiti nell’area del Mediterraneo (Italia, Libano, Grecia e Tunisia).

Transdairy, coordinato dall’Università della Campania “Luigi Vanvitelli”, si propone di potenziare il trasferimento tecnologico tra ricerca, industria e Pmi nei settori delle Key Enabling Technologies applicate alla filiera del latte.
latte
Il progetto si inserisce in un particolare contesto che ha visto un’estate rovente di proteste in Tunisia da parte degli allevatori tunisini. Proteste culminate con la concessione da parte del Ministero dell’Agricoltura di un aumento del prezzo del latte. “Certamente, la strada per risolvere i problemi di questo settore, perlomeno in Tunisia, è quella di aumentare le produzioni, in quantità e qualità.

Questo per dare maggiore reddito agli agricoltori. Il progetto intende proprio contribuire in questo. Molti attori italiani della cooperazione sono impegnati in azioni di cooperazione per migliorare le condizioni dell’allevamento in Tunisia, con azioni sia co-finanziate dalla Cooperazione Italiana, sia, come in questo caso, da azioni finanziate dalla Unione europea”, ha spiegato all’ANSA Giuliano Ragnoni, responsabile e impegnato in vari programmi di cooperazione in Tunisia.