
Secondo il Circular Fashion Index 2022 stilato dalla società di consulenza strategica Kearney, l’Italia è il secondo paese sostenibile tra i principali produttori per quanto riguarda la moda.
Infatti, Ovs raggiunge la quinta posizione nella classifica complessiva. La maison fiorentina Gucci è sesta, ma prima nella classifica dei marchi del lusso (seguono Coach e Burberry). Ai primi tre posti della classifica generale restano Patagonia, The North Face e Levi’s.
Le performance di circolarità delle aziende sono state valutate su sette dimensioni, coprendo sia il mercato primario, ovvero la vendita di nuovi prodotti ai clienti (valutando la quota di tessuti riciclati, il peso della circolarità nella comunicazione del marchio, il livello di dettaglio delle istruzioni di lavaggio e la disponibilità di servizi di riparazione) che quello secondario (che include la vendita di seconda mano, i servizi di noleggio e la raccolta di indumenti usati). A ognuna delle dimensioni è stato attributo un punteggio per un valore complessivo da 1 a 10.

Nel caso di OVS, l’indice riconosce l’importanza attribuita ai tessuti riciclati: il 65% della collezione 2020, con l’obiettivo di raggiungere il 90% entro il 2025. Nel caso della casa di moda Gucci, si premiano Gucci Equilibrium (il portale dedicato a fornire aggiornamenti sulle sue best practice sociali e ambientali), la collezione Off the Grid (in materiali riciclati) e progetti di recupero e riuso creativo come “Gucci-Up”.
La classifica, si legge in una nota, ha riguardato quest’anno 150 marchi globali che rappresentano 20 paesi e 6 segmenti: sport e outdoor, intimo e lingerie, lusso, lusso premium/abbordabile, mass market e fast fashion.
Il risultato generale sull’impegno sostenibile è ancora in salita per l’industria della moda che fatica a raggiungere la sufficienza (3 punti su 10). Solo il 7% dei brand, infatti, impiega oggi regolarmente materiali riciclati a fronte di un 39% che non li utilizza e un 54% che li usa esclusivamente per dettagli o prodotti selezionati. Anche la comunicazione sulla cura del prodotto o consigli “etici” di utilizzo resta di nicchia: solo il 46% dei brand fornisce approssimativamente questi dettagli alla propria clientela, mentre il 44% non lo fa affatto.

Dei 150 marchi monitorati il 35% è made in Germania, Francia e Italia. Resta fuori dalle prime posizioni la Francia che tuttavia raggiunge complessivamente, con i suoi 22 marchi, il punteggio più alto nel CFX (3.65), seguita dall’Italia (2.95) e Germania (2.63), con Esprit al quarto posto, Adidas nel primo quartile e Hugo Boss nel secondo.
Gli Stati Uniti hanno un punteggio medio di 2.95 e dei rimanenti 16 paesi la Svezia è quello che ha ottenuto il punteggio migliore (grazie a Lindex), seguita dal Canada (con Lululemon) e Regno Unito (con Burberry).