Anche la Mauritania prenderà parte al Digital Seafood Trade Show, la prima fiera mondiale della filiera ittica a svolgersi in forma interamente digitale: dal 20 al 21 maggio 2021, accedendo alla piattaforma dedicata, i partecipanti potranno visitare virtualmente gli stand, partecipare a convegni tematici, incontrare buyer assistere ad eventi e cooking show proprio come nelle fiere in presenza.

digital seafood trade show

La manifestazione, strutturata secondo criteri di sostenibilità, è organizzata da Assoittica Italia, che riunisce oltre 110 imprese per un fatturato di circa 7mld di euro.  L’obiettivo, in un momento storico difficile, è quello di dare alle aziende del settore ittico “un’importante opportunità per aprirsi a nuovi mercati, per incrementare la visibilità, creare nuovi scambi commerciali e proiettare il comparto verso nuove frontiere”, come afferma Giuseppe Palma, Segretario Generale di Assoittica Italia. Gli organizzatori si attendono la partecipazione di oltre 40 Paesi, buyer e aziende da tutto il mondo, così come di pubbliche amministrazioni e organizzazioni ed associazioni di settore: un momento importante per la promozione del Made in Italy e della filiera ittica italiana.

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Giuseppe Palma, segretario generale di Assoittica

Tra questi, vi saranno ben diciassette imprese ittiche della Mauritania, riunite nella Fédération de pêche des mareyeurs exportateurs, distributeurs et collecteurs (FPMEDC), sindacato che riunisce la maggior parte degli operatori del settore e che si pone l’obiettivo di migliorare il reddito dei pescatori locali promuovendo al contempo una pesca sostenibile e rispettosa dell’ecosistema. Infatti, nonostante il settore ittico rappresenti una parte significativa dell’economia della Mauritania e una importante fonte di reddito per le comunità locali, la pesca artigianale è minacciata dai metodi invasivi e predatori adottati da compagnie straniere.

Da un lato, le particolari condizioni climatiche rendono la Mauritania uno dei paesi con aree costiere maggiormente produttive. Il settore della pesca in Mauritania è cresciuto costantemente negli ultimi dieci anni: dal 2008 al 2018 il valore delle esportazioni di pesce è passato da 350 milioni a quasi un miliardo di dollari. Nello stesso periodo il numero di impiegati nel settore è passato da 34mila a 60mila. Il maggior centro economico del Paese, Nouadhibou, è considerato un centro strategico per la sua posizione geografica.

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Barche di pescatori sulle coste della Mauritania

Per sfruttare a pieno il potenziale di Nouadhibou, il Governo della Mauritania nel 2013 ha inaugurato una Free Zone nella regione, con l’obiettivo di attrarre gli investimenti esteri per colmare il gap infrastrutturale e favorire lo sviluppo di un centro ad alto valore aggiunto per il settore ittico. Nonostante i dati economici postitivi, infatti, il paese è ancora carente in termini di infrastrutture come siti di deposito e stoccaggio.

Dall’altro lato, però, le acque della Mauritania sono depredate da pratiche invasive di pesca illegale messe in atto da aziende straniere. Il fenomeno dell’ocean-grabbing, come ha messo in luce il rapporto di Greenpeace “Hope in West Africa ship tour, 2017” affligge diversi paesi dell’Africa Occidentale. Le compagnie straniere approfittano di opachi criteri di assegnazione delle licenze di pesca, deboli attività di sorveglianza, mancanza di coordinamento e di gestione a livello nazionale e regionale, e legislazioni disarmoniche per violare regole sulle modalità e quantità consentite di pesca, danneggiando gli ecosistemi e le economie locali e rischiando di aprire la strada ad altri fenomeni illegali.