Il miglioramento della situazione politica in Libia ha avuto conseguenze molto positive per gli scambi commerciali con l’Italia: nel primo quadrimestre del 2021, secondo quanto riportato dall’Annuario statistico ISTAT-ICE, l’interscambio Italia-Libia ha superato 1,7 miliardi di euro, segnando un +87,9% rispetto al periodo precedente. Nel 2020, il commercio tra i due paesi aveva superato i 2,60 miliardi di euro, portando l’Italia al secondo posto dopo la Turchia (2,89 miliardi) e davanti a Cina (2,38 miliardi), Germania (1,18 miliardi) e Spagna (0,92 miliardi).
Le premesse ci sono tutte affinché la Libia torni ad essere un mercato cruciale per l’export italiano. Uno studio di Cassa Depositi e Prestiti prevede che l’export italiano verso il paese nordafricano registrerà un +27,2% nel 2021, per poi scendere all’8,6% nel 2022 e al 6,2% nel 2023-24: numeri più bassi, ma comunque importanti.
Questi segnali positivi, uniti alla volontà del governo italiano di sostenere anche economicamente la transizione pacifica promossa dall’ONU e giunta ad un primo importante risultato lo scorso marzo, con l’elezione del governo di unità nazionale guidato da Abdulhamid Dabaiba, hanno spinto ICE a tornare a Tripoli, aprendo un nuovo desk all’interno dell’Ambasciata d’Italia.
Romano Baruzzi, l’esperto funzionario di ICE messo a capo di questo ufficio, ha rilasciato un’intervista a Decode39, in cui fornisce alcuni dettagli interessanti sullo stato dell’arte delle relazioni economiche tra i due paesi.
“Anche se siamo ancora lontani dai valori storici che hanno visto l’interscambio con la Libia superare i 15 miliardi di euro, l’Italia si conferma, nel primo quadrimestre 2021, il primo mercato di destinazione dell’export della Libia, con una quota di mercato del 31,5%” afferma Baruzzi.

Nel 2020 “oltre la metà di quello che la Libia ha venduto nel mondo lo ha comprato il Bel Paese e il sostegno del nostro Paese, in un anno così negativo [dal punto di vista economico] è stato determinante.” Le importazioni italiane sono per la maggior parte di natura energetica: l’83% è costituito da petrolio greggio e il 14% da gas naturale, seguiti da prodotti derivanti dalla raffinazione del petrolio e prodotti chimici di base, fertilizzanti e composti azotati.
Per quanto riguarda le esportazioni, “l’Italia è al momento il terzo Paese fornitore della Libia, dopo Turchia e Cina, con una quota di mercato del 9,5 per cento” molto più di Germania, Spagna, Regno Unito e Francia. “In Libia nel 2020 sono stati acquistati beni italiani per 0,9 miliardi di euro con una forte dinamicità registrata dai settori estrattivo, meccanica strumentale ed apparecchi elettrici” continua Baruzzi.
Tra le prime occasioni per rafforzare le relazioni tra operatori economici italiani e libici vi è la fiera Libya Build, che si terrà a Tripoli dal 4 al 7 ottobre. La fiera, la cui prima edizione risale al 2004, rappresenta la maggiore fiera delle costruzioni in Nord Africa e un punto di riferimento per il mercato regionale fino al 2014, anno in cui è stata chiusa a causa del conflitto bellico.
Per questa undicesima edizione della fiera si stimano oltre 500 espositori, oltre 14.000 visitatori e 30.000 mq di spazio allestito. Il settore libico delle costruzioni, assieme a quello dell’energia, ha sempre rappresentato uno mercati più interessanti per le aziende italiane, e ciò vale ancora di più oggi, in un momento in cui la Libia ha un disperato bisogno di ricostruire le proprie infrastrutture, danneggiate dalla guerra e dalla mancata manutenzione.

Considerato il potenziale di questo evento, ICE ha realizzato “un Punto Istituzionale con funzione di supporto alle aziende italiane che parteciperanno in maniera autonoma all’iniziativa, e di presidio/rafforzamento della presenza italiana nel mercato locale” allestendo inoltre “uno spazio espositivo all’interno del quartiere fieristico, che fungerà da centro di riferimento per tutte le aziende italiane presenti in fiera. Queste potranno usufruire dello spazio allestito per effettuare eventuali incontri b2b con le controparti locali che vogliano approfondire la conoscenza dell’offerta italiana, ed esporre le proprie brochure aziendali complete di riferimenti utili, immagini della produzione, progetti realizzati” conclude Baruzzi.