Draghi arriva in Algeria, alla ricerca di alternative al gas russo. La diplomazia italiana guarda all’Africa come partner ideale per la diversificazione energetica.

Ieri, 11 aprile, il Presidente del Consiglio Mario Draghi si è recato in visita in Algeria. Scopo dichiarato della visita, la firma di un accordo energetico con il paese nordafricano volto ad incrementare le forniture di gas algerino all’Italia, nell’ottica di una riduzione della nostra dipendenza dal gas russo.
La visita segue a breve distanza quella del Ministro degli Esteri Luigi Di Maio, e si inserisce in un contesto di più ampia collaborazione tra Italia ed Algeria, legate da rapporti politici ed economici storicamente solidi, e che stanno vivendo oggi un periodo particolarmente fertile nelle loro relazioni.
Giunto in Algeria, Draghi ha incontrato il Primo Ministro Aïmen Benabderrahmane e ha successivamente tenuto un bilaterale con il Presidente della Repubblica, Abdelmadjid Tebboune.

A seguire, Draghi e Tebboune hanno firmato una dichiarazione di intenti sulla cooperazione nel settore dell’energia tra Italia e Algeria. A questa si è aggiunto un accordo tra Eni e Sonatrach, la principale compagnia petrolifera algerina, che consentirà di aumentare le esportazioni di gas verso l’Italia. Eni conferma così il suo ruolo cruciale nella definizione della politica estera italiana, in particolare nella regione mediterranea.
Nello specifico, spiega il Sole 24 Ore, l’accordo prevede che l’import di gas dall’Algeria raddoppi entro il 2023-2024, aggiungendo circa 9 miliardi di metri cubi all’anno ai 10 forniti all’Italia nel 2021 attraverso il gasdotto TransMed, che passa attraverso la Tunisia e arriva a Mazara del Vallo, in Sicilia.
“Subito dopo l’invasione dell’Ucraina, avevo annunciato che l’Italia si sarebbe mossa con rapidità per ridurre la dipendenza dal gas russo. Gli accordi di oggi sono una prima, significativa risposta a questo obiettivo strategico, ne seguiranno altre. Il Governo è al lavoro per difendere i cittadini e le imprese dalle conseguenze del conflitto“, ha detto il Presidente Draghi alla stampa.

L’Italia consuma circa 75 miliardi di metri cubi di gas all’anno. Di questi, circa 29 miliardi (il 40% del totale) vengono comprati dalla Russia. L’Algeria rappresenta il secondo fornitore dell’Italia, con una quota del 27,8%, seguita dall’Azerbaijan (9,5%), dalla Libia (4,2%) e per il 2,9% dal Nord Europa (Norvegia e Olanda). Il 13,1% del gas che consumiamo arriva in Italia sotto forma di GNL (Gas Naturale Liquefatto), proveniente in prevalenza dal Qatar.
Nel 2021 dal gasdotto TransMed sono transitati 21 miliardi di metri cubi di gas verso l’Europa, di cui 10 in quota Eni, destinati all’Italia, e 11 in quota ad altri operatori italiani e internazionali. L’obiettivo dell’accordo è quello di incrementare il totale fino a 30 miliardi di metri cubi l’anno, riuscendo già entro l’autunno a sostituire un terzo del gas che l’Italia ad oggi compra dalla Russia.
Come riporta sempre il Sole 24 Ore, l’accordo tra Eni e Sonatrach si inserisce nel contesto più ampio della strategia messa a punto dalle istituzioni italiane per liberarsi dalla dipendenza dalla Russia. Secondo quanto prevede la strategia del governo, “nel breve periodo va ricercato il gas da altri Paesi e spinta al massimo la produzione italiana ricorrendo se necessario anche al carbone. Nel medio periodo si aumenterà l’import di gas liquido, a partire da quello aggiuntivo promesso dagli Stati Uniti all’Europa, e la potenza delle rinnovabili.”
Non a caso, la visita di Draghi non ha toccato soltanto il gas. “L’Italia è pronta a lavorare con l’Algeria per sviluppare energie rinnovabili e idrogeno verde” ha affermato infatti il Presidente del Consiglio. “Vogliamo accelerare la transizione energetica e creare opportunità di sviluppo e occupazione.”
Quello intrapreso dall’Italia è un percorso complesso, considerata la grande dipendenza dell’Italia dalle importazioni energetiche e la necessità di rendere rapido un processo che normalmente richiederebbe tempi lunghi. La decisione di affidarsi maggiormente all’Algeria è stata inoltre criticata da alcuni esperti, che sottolineano i limiti strutturali del paese nordafricano, legati a carenze infrastrutturali e di investimenti e all’instabilità politica.
Articolo di Leonardo Brembilla.