Pace tra le culture, comprensione tra le religioni: questa è stata la stella polare del dialogo tra diverse fedi promosso dal G20 Interfaith Forum, tenutosi a Bologna dal 12 al 14 settembre.
Il titolo scelto per l’edizione 2021 del Forum, organizzata in collaborazione con la presidenza italiana del G20, è “il tempo della guarigione”: guarigione dalla pandemia, ma anche dalla violenza e dalla guerra, temi riportati al centro dell’attenzione dalla vicenda afgana.
Come ha affermato il professor Alberto Melloni, segretario della Fondazione per le Scienze Religiose e organizzatore del Forum, alle tre ‘P’ che orientano la presidenza italiana verso il vertice G20 di fine ottobre (Persone, Pianeta, Prosperità), si dovrebbe aggiungerne una quarta: la ‘P’ di Pace.
Il G20 Interfaith Forum è nato nel 2014 in Australia, con l’obiettivo di creare una piattaforma annuale di dialogo tra i rappresentanti delle diverse fedi e fornire loro uno strumento per presentare idee e raccomandazioni ai leader politici, partendo dal “ruolo vitale delle istituzioni e delle fedi religiose negli affari globali” e valorizzando la “ricca diversità di idee e valori”.
Protagonisti del G20 Interfaith Forum di quest’anno sono stati quindi leader religiosi e politici, esperti e diplomatici provenienti da 70 paesi diversi, accolte a Bologna dal Cardinale Zuppi, da sempre molto impegnato sul tema del dialogo interreligioso. Ad aprire il G20 Interfaith Forum sono stati i messaggi del presidente del Parlamento Europeo, David Sassoli, e del Presidente della Repubblica Sergio Mattarella.
“L’idea di riunire, in coincidenza con il G20, studiosi, rappresentanti delle diverse fedi ed esponenti della società civile in uno specifico momento dedicato alla dimensione spirituale costituisce una scelta lungimirante, particolarmente in una congiuntura in cui si ripresentano tentazioni di utilizzare le espressioni religiose come elemento di scontro anziché di dialogo” ha affermato Mattarella nel suo messaggio, rimarcando il “costruttivo apporto che le diverse confessioni possono offrire alla causa della pace”.
A conclusione dell’evento è intervenuto invece il Presidente del Consiglio Mario Draghi. “La celebrazione delle diversità e del dialogo tra culture e religioni è essenziale per la coesistenza civile. Spesso lo capiamo solo quando è tardi: quando scontri e violenze non sono più evitabili” ha detto Draghi, soffermandosi sul “preoccupante aumento di fenomeni di estremismo religioso e di conflitti tra fedi” e citando gli attentati dell’ISIS ma anche il fenomeno del suprematismo bianco o cristiano e la crescita di manifestazioni di antisemitismo. “La comunità internazionale, e il G20 che l’Italia presiede quest’anno, devono porsi come obiettivi primari il rispetto delle libertà e il mantenimento della pace” ha concluso il Presidente del Consiglio.

A conclusione dei tre giorni, i delegati hanno approvato un documento indirizzato ai paesi G20, contenente una brevissima dichiarazione di impegni comuni, fatta di sole tre frasi: “Noi non ci uccideremo. Noi ci salveremo. Noi ci perdoneremo“.
Una dichiarazione di intenti che comporta un’assunzione di responsabilità, come sottolineano le parole che Papa Francesco ha rivolto ai partecipanti: “Dobbiamo aiutarci a liberare l’orizzonte del sacro dalle nubi oscure della violenza e del fondamentalismo, rafforzandoci nella convinzione che “l’Oltre di Dio ci rimanda all’altro del fratello”. Sì, la vera religiosità consiste nell’adorare Dio e nell’amare il prossimo.”