Dopo oltre trent’anni l’Italia è tornata ad ospitare la rassegna musicale che più di ogni altra unisce l’Europa: l‘Eurovision Song Contest.

Dopo Napoli nel 1965 e Roma nel 1991, ad accogliere la 66a edizione del concorso canoro è stata la città di Torino, che, grazie all’evento, si è ritrovata sotto i riflettori internazionali.
Il merito va assegnato ai Måneskin, che nella scorsa edizione dell’Eurovision all’Ahoy Arena di Rotterdam hanno trionfato con “Zitti e buoni”, terza vittoria azzurra dopo quella di Gigliola Cinquetti nel 1964 con “Non ho l’età” sul palco della Tivoli Koncertsal di Copenaghen e quella di Toto Cutugno nel 1990 alla Vatroslav LIsinski Concert Hall di Zagabria col brano “Insieme: 1992”.
La proclamazione della vittoria si è svolta lo scorso 14 maggio, che ha visto troneggiare in vetta alla classifica l’Ucraina, che, rappresentata dalla band Kalush Orchestra con il brano Stefania, ha ottenuto ben 631 voti.

Il brano vincitore dell’Eurovision Song Contest 2022 è diventato un vero e proprio inno alla pace contro l’invasione russa, che, facendo sentire la voce di una nazione martoriata, tiene alta l’attenzione sulla drammatica situazione che sta attraversando l’Ucraina.
“Siamo venuti qui all’Eurovision per provare che la musica e la cultura ucraine sono vive. Ora sta anche a voi continuare a farle sopravvivere, ascoltando la nostra musica, guardando i nostri film, venendo in vacanza da noi“, commentano i Kalush Orchestra, che in seguito alla vittoria a Torino sono rientrati in Ucraina per difendere e combattere contro la guerra.
La vittoria della band segnerebbe anche il ritorno del Festival in Ucraina, dopo sei anni dall’ultima volta. Il presidente Zelensky ha manifestato l’intenzione di ospitare l’evento a Mariupol: “Faremo di tutto” si è augurato. Anche la band ucraina ha lanciato un messaggio di speranza per la prossima edizione della manifestazione: “Il prossimo anno saremo contenti di ospitare l’Eurovision in una nuova integrata Ucraina.”
La kermesse, condotta in lingua inglese da Laura Pausini, Mika e Alessandro Cattelan, ha visto come protagonisti 40 Paesi – 39 aderenti all’ente organizzatore più l’Australia – e si è tenuta presso il maggiore palazzo dello sport di Torino, il Pala Olimpico di Torino.

La classifica ha visto al secondo posto il Regno Unito con Sam Ryder e la sua “Space Man”, seguito dalla Spagna, che si ritrova in terza posizione con Chanel e la sua scatenata “SloMo”; l’Italia, rappresentata da Mahmood e Blanco con “Brividi”, ha raggiunto invece il sesto posto.
Come espresso dal duo prima della finale, «l’importante non è vincere, ma internazionalizzare».
Più che guardare alla classifica, i due artisti hanno scommesso sulla visibilità internazionale che il format può assicurare loro: «È la cosa che ci interessa di più. È bello pensare che, a livello internazionale, si cominci a guardare con interesse rinnovato a tutto quello che propone l’Italia in fatto di musica».
Lo slogan scelto per l’edizione è “The Sound of Beauty”. Uno slogan che racchiude bene quello che rende più famosa l’Italia nel mondo: le bellezze artistiche, architettoniche e paesaggistiche.

Ad ulteriore rappresentazione dello slogan The Sound of Beauty, le cartoline voltapagina che precedono l’esibizione delle varie canzoni, sono state girate nelle 20 regioni d’Italia, scegliendo luoghi particolarmente evocativi e famosi nel Mondo. La bellezza dell’Italia, dunque, risplende in Eurovisione sotto ogni aspetto.
Per l’edizione di quest’anno l’EBU – seguendo il suggerimento del Reference Group dell’Eurovision – ha deciso di escludere dal concorso – oltre la Bielorussia, per la quale prosegue il ban triennale da tutti gli eventi – anche la Russia. L’esclusione è motivata dall’inopportunità di mantenere in gara una nazione che ha scatenato una guerra invadendo uno stato sovrano, cioè l’Ucraina.