
La ricerca scientifica in Italia fa spesso notizia per la capacità dei nostri ricercatori di produrre risultati eccellenti nonostante una cronica carenza di fondi e di strutture adeguate. Su INDiplomacy abbiamo raccontato diverse storie: da quella di Luca Tiberi, brillante biotecnologo marchigiano vincitore dell’edizione 2020 dell’EMBO Young Investigators Award, a quella del Professor Giorgio Parisi, vincitore del premio Nobel 2021 per la Fisica.
Anche quella di Elisa Maffioli è una tipica storia di eccellenza italiana. Laureata in Economia e Scienze Sociali alla Bocconi di Milano, Maffioli ottiene un dottorato alla Duke University di Durham, nella Carolina del Nord, con una ricerca sui problemi di salute nei Paesi in via di sviluppo di Asia, Africa ed America Latina. Conclusi gli studi, a soli 30 anni, Elisa Maffioli ottiene un posto da professoressa presso l’Università del Michigan, dove insegna “Global health” ed Economia agli studenti del master in “Health Management and Policy”, uno dei corsi più rinomati al mondo nel settore.

La carriera della brillante vailatese (in provincia di Cremona) si è arricchita quest’anno di un altro importante risultato: pochi giorni fa, infatti, Elisa Maffioli è stata nominata direttrice del “Development Innovation Lab”, il nuovo laboratorio di Economia dello Sviluppo della Università di Chicago. Laboratorio fondato nientemeno che da Michael Kremer, vincitore del premio Nobel per l’economia nel 2019 per l’approccio sperimentale nella lotta alla povertà globale.
“Sono direttrice del Development Innovation Lab per quel che concerne la parte di ricerca che si occupa di acqua e salute (“Water and Health”), un programma che ha risvolti in tantissimi Paesi. Nello specifico mi occupo del Kenya” spiega la stessa Elisa Maffioli al giornale La Provincia di Cremona.
“Quella presso la Chicago University è stata un’opportunità unica, che non potevo non cogliere” spiega ancora Elisa Maffioli. “Con il lavoro a Chicago sono entrata in contatto ed ho appreso come funziona il settore delle donazioni private, che negli Stati Uniti sono ingenti. Lavorare assieme ad un premio Nobel, inoltre, accresce la professionalità ed apre molte porte” dice, concludendo: “l’America è un Paese che per quello che facciamo noi, vale a dire la parte di ricerca, ti dà delle opportunità incredibili. I fondi a disposizione sono molti di più rispetto all’Europa”.

Quando si parla di ricerca in Europa, e ancor di più in Italia, la carenza di fondi è uno dei temi che emergono con maggiore insistenza. Lo stesso Professor Parisi, nella sua prima apparizione pubblica dopo aver ricevuto il Nobel, ha sottolineato l’importanza della questione: “La ricerca è estremamente importante per creare il futuro ed è importante che la ricerca in Italia sia finanziata sul serio. Spero che questo sia un buon momento per investire sulla ricerca perché questo significa investire sui giovani”.
L’Italia investe in ricerca l’1,35% del PIL, ben al di sotto della media europea, pari a circa il 2%. I finanziamenti pubblici, poi, ammontano solo allo 0.5%. Dati sconfortanti, che soffocano le enormi potenzialità della ricerca italiana e spingono sempre più giovani ricercatori verso l’estero. I finanziamenti del Next Generation EU offrono un’opportunità senza precedenti per iniziare ad affrontare questo problema annoso, e tornare ad investire sul futuro. Bisognerà vigilare affinché questo accada.