
L’Algeria ha deciso di aumentare il volume delle sue forniture di gas all’Italia di altri 4 miliardi di metri cubi a partire dalla prossima settimana. Lo riferisce l’agenzia di stampa algerina APS.
L’annuncio precede di poco la visita del Presidente del Consiglio Draghi in Algeria di oggi, lunedì 18 luglio, in occasione del IV Vertice Intergovernativo Italo-Algerino. Draghi è accompagnato dai ministri Di Maio, Lamorgese, Cartabia, Cingolani, Giovannini e Bonetti.
Il vertice non si concentrerà soltanto sul tema energetico, ma servirà a suggellare la rinnovata collaborazione tra Italia e Algeria, che come raccontavamo in questo articolo, ha assunto negli ultimi mesi carattere strategico, e riguarda ambiti e settori diversi, dall’economia, alla cultura, alla giustizia.
Tuttavia, considerate le difficoltà che tutta l’Europa sta affrontando nell’assicurare un approvvigionamento energetico stabile di fronte all’inaffidabilità russe, il tema del gas rimane centrale.

Le maggiori forniture di gas verranno consegnate da Sonatrach a Eni e ad altri partner italiani. Da inizio anno, ricorda APS, l’Algeria ha già consegnato all’Italia 13,9 miliardi di metri cubi superando del 113% i volumi previsti, e prevede ancora di consegnare al nostro paese, entro la fine del 2022, altri sei miliardi di metri cubi.
“Questa decisione rafforza ulteriormente i legami storici tra Eni e il gruppo petrolifero algerino Sonatrach“, scrive APS, sottolineando il gran lavoro diplomatico che ha coinvolto in questi mesi lo stesso Draghi, il Presidente algerino Tebboune e il Presidente Mattarella.
MITE e Farnesina hanno sottolineato che il processo di diversificazione energetica procede “con successo”, definendo l’accordo con l’Algeria “un ulteriore passo nella strategia portata avanti dall’esecutivo e che, grazie anche al lavoro degli operatori italiani, mette in sicurezza il Paese, già nel breve termine, sul fronte dell’approvvigionamento di gas”.

Del resto, l’impatto sull’economia italiana di un approvvigionamento energetico carente sarebbe enorme. Come emerge dal Bollettino economico della Banca d’Italia, se la guerra in Ucraina proseguirà per tutto il 2022 il Pil in media d’anno potrebbe registrare una crescita del 3,2% quest’anno, dell’1,3% nel 2023 e dell’1,7% nel 2024 ma nel caso in cui si arrivasse a uno stop delle forniture di gas russo il Pil aumenterebbe di meno dell’1% nel 2022 e diminuirebbe nel prossimo anno di quasi 2 punti percentuali: il prodotto tornerebbe a espandersi solo nel 2024. Lo scorso 10 giugno, la Banca d’Italia stimava una crescita del PIL intorno al 3% quest’anno e all’1,6% il prossimo.
Di Leonardo Brembilla